La nostra storia

Il vecchio album di famiglia e gli affascinanti racconti dei saggi nonni e degli zii, seduti in nostra compagnia intorno al camino, mentre le caldarroste si cuocevano lentamente sul fuoco, diffondendo tutt'intorno il loro gradevole odore, oltre che allietare le lunghe e fredde serate d'inverno, hanno permesso di ricostruire e tramandare la storia della nostra azienda.

Carlo Ceresani, detto "Carluccio", uomo intraprendente e all'avanguardia

Carlo Ceresani, meglio noto con il soprannome di "Carluccio", nato e vissuto a Serra de' Conti, un piccolo centro abitato dell'entroterra marchigiano, era un uomo dallo spirito intraprendente e anche molto ambizioso, che non dimenticava mai di indossare il fiocco, un elegante accessorio per chiudere il bavero, che faceva di lui un vero e proprio affascinante uomo di classe.

Nei primi anni del Novecento, decise di investire i propri risparmi nell'acquisto di un podere nella vicina campagna, situato in località Magnadorsa di Arcevia, di cui aveva sentito parlare molto bene, quanto a esposizione e qualità di terreno, con l'intenzione di coltivare il fondo a vigna e ricavare un pregiato vino di qualità, da vendere nell'osteria, un locale che lui stesso, con tanti sacrifici, aveva avviato.

Egli, pensate, riuscì a concludere l'affare, del quale a tutt'oggi, tra le tante scartoffie che sono solite essere conservate in ogni casa che si rispetti, si custodisce ancora intatto l'atto di acquisto, pagando in tutto una somma di denaro, che ammontava a ben quarantunomila lire. La cifra, al giorno d'oggi, forse potrebbe far sorridere un po', ma per quell'epoca significava aver sborsato fior di quattrini!

Rimasto a corto con le finanze, senza perdersi d'animo, si rimboccò le maniche, sfoderò il suo carattere forte ed energico e decise, per rimpinguarsi velocemente le tasche, di iniziare un'attività commerciale di antiquariato, del quale era un appassionato intenditore.

Casa colonica annessa al podere in una foto del 1928

Nel 1928, divenuto padrone del fondo, in lui si fece vivo sempre più uno spiccato amore per la natura e per la vita all'aria aperta, tanto che divenne per lui un'abitudine raggiungere quotidianamente il suo podere in bicicletta, accompagnato dal suo cane Boby, un fedele bastardino, a cui era molto affezionato, che lo seguiva ovunque andasse, abbaiando allegramente.

Grazie anche all'assistenza assidua di un certo Sergio, che aveva assunto come mezzadro nella casa colonica, annessa al fondo di sua proprietà, dopo aver piantato il terreno a vigna, come aveva inizialmente progettato, si dilettò anche nella coltura di un piccolo oliveto, nella coltivazione delle piantagioni più svariate, come grano, mais, foraggio, ortaggi, alberi da frutto, ecc..., e, perfino, nell'allevamento di animali da cortile, come galline, conigli, oche, anatre, tacchini, piccioni, e di mucche, maiali e così via.

Uomo all'avanguardia quanto a idee e costumi, aveva già anticipato, in quel periodo, il moderno concetto di agriturismo, quando decise di fare dell'osteria una locanda, dove, oltre all'opportunità di trovare alloggio, era possibile anche consumare i freschi, sani e genuini alimenti di sua produzione.

Pierina Venanzi, moglie di Carlo

La moglie Pierina era una donna molto saggia, che aveva scelto di mettere al primo posto, come valore sacro, la famiglia e che ben sapeva conciliare le mansioni di perfetta donna di casa con le doti di grande lavoratrice.

Così Carluccio, oltre a dedicarsi con grande zelo alla vita rurale della campagna, sostenuto dalla valida spalla di Pierina, a poco a poco riuscì a trasformare il locale in un posticino accogliente, raffinato e unico nei dintorni.

Dunque, quando Serra de' Conti, grazie alla Società Sportiva, divenne meta di molti personaggi famosi del mondo dello spettacolo, la "Locanda Ceresani" offriva loro un comodo punto di appoggio, dove soggiornare frattanto che erano invitati, come ospiti, a serate eleganti, feste e gran galà, organizzati nel paese, ai quali partecipavano anche numerose persone delle località limitrofe della zona.

Carluccio e Pierina

Carluccio con la grandissima Nilla Pizzi, "Regina della Canzone Italiana"

Tra questi ricordiamo la grandissima Nilla Pizzi, "Regina della Canzone Italiana", la ben nota Tonina Torrielli e, più avanti, cantanti di prestigio, come Little Tony, Betty Curtis, Johnny Dorelli, Sergio Endrigo, Aura D'Angelo, Maria Doris, Germana Caroli e l'Orchestra Fenati, Iva Zanicchi, Orietta Berti, i Ricchi e Poveri e tanti altri ancora.

Carluccio e Tonina Torrielli

Insomma, una vita assai movimentata la sua, che riusciva a lasciargli qualche ora di riposo solamente a tarda sera, quando si ritirava in compagnia del suo paffuto gatto bianco e nero, che era solito salirgli sopra la spalla destra mentre lui tirava i bilanci della giornata.

Antonina, Arduina, Adria e Antonio Ceresani, figli di Carluccio e Pierina

Fiero e compiaciuto della risolutezza e della determinazione che i figli dimostravano sempre più con l'andare del tempo, un bel giorno, Carluccio decise che era arrivato il momento di dare loro un ruolo di maggiore responsabilità. E fu così che la gestione della Locanda passò in mano ad Antonina, Arduina, Adria e Antonio Ceresani.

Essi, fatto tesoro dell'insegnamento del padre, continuarono a lavorare in maniera onesta, avvalendosi anche dell'aiuto di ottimi collaboratori. Tra questi ricordiamo: Aldo, marito della secondogenita e abile cameriere, il cui padre era Cavaliere di Vittorio Veneto; il cognato Faustino, dotato di una particolare simpatia e figlio del Podestà del Paese; e la cugina Mafalda, che aveva il ruolo di contabile e che discendeva da una nobile contessa del luogo.

Antonina con il marito Faustino

I loro clienti erano costituiti inizialmente da numerosi abitudinari della zona, ai quali veniva offerto un pasto completo, dal primo al dolce, a costi contenuti. La quotidianità della Trattoria proponeva un menù formato da piatti prelibati e appetitosi, preparati secondo le tradizionali ricette dell'arte culinaria locale, utilizzando i buoni prodotti coltivati in maniera naturale e raccolti dal terreno di loro proprietà.

Antonio alla conduzione della Trattoria

Con l'avvento degli anni Sessanta (in seguito al boom economico che aveva colpito l'Italia) i fratelli raggiunsero l'apice della loro carriera. Infatti, la nascita delle prime industrie aveva contribuito a creare nuovi posti di lavoro, apportando benessere e, di conseguenza, maggiore circolazione di denaro contante, cosicchè anche nella Locanda il numero dei clienti aumentava a vista d'occhio.

La "Locanda Ceresani"

Il servizio di ristorazione era ogni giorno aperto a tutti, dagli operai, agli impiegati, ai professionisti, provenienti anche da altre regioni della penisola, che venivano in paese per organizzare le moderne fabbriche, in quanto esperti del settore imprenditoriale, soprattutto nel campo delle calzature.

Successivamente, i Ceresani ampliarono la Trattoria, in modo da ospitare anche banchetti per ogni occasione: cene di lavoro, eventi speciali, ricevimenti, feste di compleanno, cerimonie, come matrimoni, battesimi, comunioni, cresime.

In primo piano (davanti alla sposa): Mafalda, cugina dei Ceresani

Aldo Badiali, marito di Arduina, abile cameriere

Molte persone, quindi, ebbero modo di apprezzare la loro cucina, allo stesso tempo semplice ma ricercata, frutto dell'esperienza di una vita. In tanti arrivarono perfino al punto di portare via le ricette, per riproporle dalle loro parti.

Complimenti e gratificazioni a non finire riempirono di grandi soddisfazioni tutta la famiglia.

Adria e Arduina, intente alla preparazione dei pasti

Infine, giunti all'età della pensione, ormai stanchi di stare tutti i santi giorni alle prese con i fornelli, i Ceresani cessarono definitivamente la loro attività, nonostante il dissenso di un numero alquanto ragguardevole di clienti. Alcuni, molto dispiaciuti e, a volte, del tutto ignari, anche dopo alcuni anni di distanza dalla data di chiusura, continuavano a suonare il campanello del portone, per chiedere se era possibile mangiare.

Tuttavia essi continuarono a portare avanti, alla vecchia maniera, la conduzione del podere, secondo la consuetudine trasmessa loro, con tanta passione, dal virtuoso e valoroso padre.

Carlo Badiali, figlio di Aldo e Arduina

Successivamente, unico erede del terreno che Carluccio aveva acquistato, rimase il nipote Carlo, che del nonno, oltre allo spirito imprenditoriale, aveva ricevuto anche il nome e, per meglio distinguerlo, gli venne dato lo pseudonimo di "Carletto". Nato a Serra de' Conti, Carlo vive diversi anni a Milano, dove i suoi si erano trasferiti per motivi di lavoro. Qui frequenta la scuola dell'obbligo, poi studia ragioneria presso l'Istituto Tecnico Commerciale "Solferino". Terminati gli studi, lascia la città per svolgere il Servizio Militare a Rimini. In seguito lavora ad Ancona, poi a Serra de' Conti come impiegato comunale e, in contemporanea, si occupa della gestione della trattoria e del podere. A lui spetta principalmente il merito di aver riscattato il terreno, ponendo fine alle mire espansionistiche di un astuto e poco onesto terzista, che, con abilità e ipocrisia, approfittando della sua buona fede e delle sue scarse doti di giovane inesperto, si stava adoperando per impossessarsi illecitamente di un'ampia porzione del fondo. In seguito, la sorte decise di metterlo nuovamente alla prova, quando riuscì a resistere alla tentazione di vendere il terreno, per investire il ricavato nell'acquisto di una lussuosa fuoriserie.

Ma egli racconta ancora che si fermò a riflettere all'ombra della grande quercia, la stessa dove, quando era bambino, si sedeva in compagnia del nonno, per rifocillarsi dopo il faticoso viaggio in bicicletta, quasi tutto in salita, che da casa erano soliti fare abitualmente per raggiungere il fondo. E così gli vennero subito in mente le parole che lo stesso Carluccio in persona, proprio lì, mentre mangiavano dei formaggini, gli ripeteva sempre, e cioè che non avrebbe mai dovuto vendere il podere, perchè la "terra", ormai, era diventata una tradizione di famiglia.

Carlo Badiali con la moglie AnnaRosa Mancini

E fu proprio questo importante ricordo che lo spinse, insieme alla moglie AnnaRosa, a portarne avanti la gestione, continuando a coltivare, secondo la ben nota pratica della "rotazione agraria", le diverse colture tradizionali, tipiche della zona. In particolare, si distinse per la coltivazione del grano, che, tramite consorzio, riuscì a vendere anche a vari pastifici, alcuni addirittura noti in campo nazionale. I lavori erano affidati ad esperti terzisti, tra i quali Ivo, una persona molto onesta, nonchè grande amico di famiglia, che, grazie alla sua esperienza, riusciva sempre a fornirgli preziosi consigli.

Inoltre, ogni anno, egli adibiva un piccolo appezzamento a orto, affidandone la cura ai suoceri: Duilio, che, grazie al suo spiccato ingegno, non faceva fatica ad improvvisarsi esperto agricoltore, ed Erina, che da sempre godeva di una grande fama per le sue straordinarie virtù di ottima cuoca. Essi, spinti da una grande passione per i cibi sani e genuini, con tanto amore, riuscivano sempre a fornire alla famiglia una grande varietà di prodotti per l'alimentazione quotidiana.

Duilio Mancini ed Erina Baldi, suoceri di Carlo Badiali

Patrizia Badiali, figlia di Carlo e AnnaRosa

Dal 2012, l'amministrazione economica è nelle mani di Patrizia Badiali, figlia di Carlo e AnnaRosa. Nata nel 1982, Patrizia passa l'infanzia a Serra de' Conti, dove frequenta la scuola dell'obbligo e, in contemporanea, segue per dieci anni lezioni di danza classica presso una rinomata scuola delle vicinanze. Timida, diligente e sognatrice, successivamente si iscrive al Liceo Classico di Jesi. Terminati gli studi, si trasferisce a Bologna, dove frequenta la facoltà di Lettere e Filologia Classica. Gli studi umanistici, l'ambiente universitario e l'atmosfera della città contribuiranno alla formazione del suo carattere determinato e intraprendente e alla realizzazione della sua ambiziosa aspirazione di diventare dirigente d'azienda. Così, dopo il matrimonio con Andrea Ceriotti, avvenuto nel settembre del 2015, Patrizia si trasferisce in campagna, presso la casa colonica annessa al podere di proprietà della famiglia, per iniziare la sua carriera di imprenditrice.

Sotto la direzione della nuova responsabile, l'azienda viene ad assumere una veste nuova, con l'arricchimento delle colture, che, accanto alle coltivazioni tradizionali, tipiche della zona, lasciano spazio a un impianto di piante officinali; con una più stretta e rigorosa pratica di rispetto ambientale; e, soprattutto, con la trasformazione delle materie prime in prodotti finiti. Nasce così "Il Giardino di Venere", un' azienda agricola a conduzione familiare, con annessi un laboratorio alimentare, un' officina cosmetica (ovvero un piccolo laboratorio artigianale per la produzione di cosmetici naturali) e un punto vendita aziendale. Inoltre l'azienda, già socia di Coldiretti, viene iscritta all'Albo Nazionale della Fondazione Campagna Amica, impegnandosi a rispettare il regolamento di uso del marchio e sottoponendosi a dei controlli da parte di un Ente Terzo di certificazione a garanzia del rispetto del requisito agricolo e italiano dei prodotti venduti.

Patrizia con il marito Andrea Ceriotti

Attualmente, grazie alla creatività e al costante lavoro di studio e di ricerca della titolare, l'azienda è in continua evoluzione. Tuttavia, le idee di Patrizia resterebbero solamente progetti chiusi in un cassetto senza il prezioso aiuto di validi collaboratori, tra i quali ricordiamo:

- il marito Andrea, che si occupa della gestione tecnica dell'attività agricola e dei laboratori; è inoltre addetto al packaging/confezionamento e al magazzino;

- il padre Carlo, al quale spetta il ruolo di contabile;

- la madre AnnaRosa, alla quale è affidato il laboratorio di taglio e cucito; ha inoltre la mansione di proporre i vari prodotti al pubblico.

"Con la speranza che sia stato da noi ereditato lo spirito imprenditoriale dei nostri antenati, per il futuro ci auguriamo di riuscire, con un po' di coraggio e un pizzico di fortuna, a intraprendere un cammino, che ci porti a concepire sempre nuove idee, a realizzare, con impegno, serietà e responsabilità, i nostri progetti e a soddisfare, nel miglior modo possibile, le esigenze della clientela, in modo tale da tenere alto l'onore di una tradizione, che va avanti e si tramanda da ben quattro generazioni, affondando le sue radici nei primi anni del Novecento".